Uno studio svedese ha messo a punto uno strumento molto semplice per identificare la patologia. In futuro potrebbe essere usato negli studi medici.
Forse un giorno potremo capire facilmente se i problemi di memoria sono o meno Alzheimer con un semplice test del sangue dal medico. Una ricerca svedese, appena pubblicata su Jama, ha sperimentato un esame mirato che si è rivelato efficace nel 90% dei casi. Un modo di diagnosticare la patologia che è significativamente più accurato dell’interpretazione dei medici dei test cognitivi e delle scansioni TC (ndr. la tomografia computerizzata).
Si tratta di una novità importante nel contrasto a questo tipo di declino cognitivo, dal momento che gli specialisti che utilizzano metodi standard che non includono scansioni PET o prelievi spinali invasivi corrispondono a realtà nel 73% dei casi. E fa pensare che fino a non molto tempo fa, misurare la patologia nel cervello di un essere umano vivente era considerato semplicemente impossibile.
I risultati dello studio, presentati domenica alla conferenza internazionale dell'Alzheimer's Association a Philadelphia, rappresentano l'ultima pietra miliare nella ricerca di metodi convenienti e accessibili per diagnosticare l'Alzheimer, una malattia che affligge 32 milioni di persone in tutto il mondo. Gli esperti affermano che i risultati avvicinano il campo al giorno in cui le persone potrebbero sottoporsi ad esami del sangue di routine per il deterioramento cognitivo come parte dei controlli di assistenza primaria, in modo simile a quello in cui fanno i test del colesterolo. Diventerebbero test diffusi come le mammografie, gli esami della prostata o quelli per fare prevenzione contro i tumori.
Gli altri test del sangue
Non si tratta della prima volta in cui si parla di analisi del sangue e Alzheimer. Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi esami ematici per individuare la patologia. Vengono utilizzati principalmente per selezionare i partecipanti agli studi clinici e da alcuni specialisti per capire se la demenza di un paziente è causata dall’Alzheimer o da un’altra condizione.
Gli esperti hanno sottolineato che gli esami del sangue dovrebbero essere solo una fase di un processo di screening e, soprattutto, dovrebbero essere utilizzati solo per le persone con perdita di memoria e altri sintomi di declino cognitivo, non per chi è sano solo per capire in anticipo se svilupperà l'Alzheimer.
"Inoltre se si rilevasse il morbo di Alzheimer in una persona senza deterioramento cognitivo, non ci sarebbero terapie da offrire", ha affermato il dottor Oskar Hansson, professore di ricerca sulla memoria clinica presso l'Università di Lund in Svezia e autore senior dello studio, intervistato da The New York Times. L’Alzheimer può iniziare a svilupparsi circa 20 anni prima dei sintomi, ma a volte la demenza non si sviluppa o le persone muoiono prima per altre cause".
Non c’è una terapia per fare prevenzione
Le raccomandazioni sui test potrebbero cambiare se gli scienziati trovassero farmaci in grado di ritardare o arrestare l’Alzheimer in persone che non hanno ancora sviluppato problemi cognitivi. Ma per ora, ha detto il dottor Boxer, “la maggior parte di noi ritiene che non sarebbe etico usarlo in persone che non hanno ancora sintomi, a meno che non sia nel contesto di uno studio di ricerca".
Quindi gli esperti hanno anche affermato che gli esami del sangue dovrebbero essere eseguiti solo dopo aver somministrato test che valutano la memoria e le capacità di pensiero e scansioni TC che cercano cause alternative come ictus o tumori al cervello. E i risultati degli esami del sangue dovrebbero essere confermati da uno dei metodi standard: scansioni PET o prelievi spinali per misurare una proteina, l’amiloide, che si accumula e forma placche nel cervello dei pazienti con Alzheimer.
I farmaci
"Sosteniamo fermamente che i pazienti debbano continuare a sottoporsi agli standard di cura di oggi, sia nelle cure specialistiche che nelle cure primarie", ha affermato il dottor Hansson. Sulla scia della recente approvazione dei farmaci Leqembi e Kisunla, che attaccano l’amiloide, gli esami del sangue possono anche aiutare a identificare i pazienti idonei a ricevere i farmaci: quelli in stadi lievi della malattia che hanno l’amiloide nel cervello. Per questi pazienti, i medicinali possono rallentare modestamente il declino cognitivo, ma ci sono effetti avversi.
La proteina Tau
Lo studio ha utilizzato un esame del sangue che punta a individuare la proteina tau che si forma in grovigli nel cervello delle persone con Alzheimer. Si è scoperto che la misurazione di quella forma, chiamata ptau-217, fornisce la valutazione più accurata della patologia. La tau è più strettamente legata al declino cognitivo rispetto all'amiloide, e i grovigli di tau si formano più tardi delle placche amiloidi nei pazienti con Alzheimer.
Il test tiene traccia anche dell’amiloide. Test simili a questo sono disponibili negli Stati Uniti ma in genere solo per essere usati dagli specialisti. L'anno scorso, un test che misura solo l'amiloide è stato commercializzato direttamente ai consumatori, sollevando preoccupazioni tra gli esperti di Alzheimer che ritengono che fino a quando non saranno disponibili trattamenti preventivi, i medici dovrebbero decidere chi è idoneo a farlo. E, per questo motivo, da allora l’azienda ha smesso di vendere il test ai consumatori.
La ricerca
La ricerca svedese ha coinvolto circa 1.200 pazienti con problemi di memoria lievi. Circa 500 si sono rivolti ai medici di base mentre il resto ha cercato cure specialistiche presso le cliniche della memoria. Circa 300 pazienti in ciascun gruppo sono stati sottoposti ad analisi del sangue e i risultati sono stati confrontati con prelievi spinali o scansioni PET. Quindi i ricercatori hanno voluto confrontare l'esame del sangue con il parere dei medici dopo aver somministrato test cognitivi e scansioni TC.
Dalle valutazioni di circa 200 partecipanti alla sperimentazione, i medici di base che pensavano che i pazienti avessero l'Alzheimer si sbagliavano il 36% delle volte. E quando pensavano che i pazienti non si fossero ammalati, la diagnosi era errata nel 41% delle volte. Gli specialisti della memoria che hanno valutato circa 400 pazienti hanno fatto meno errori: si sbagliavano nel 25% dei casi quando pensavano che i pazienti avessero l'Alzheimer e nel 29% quando pensavano che non lo avessero.
Un margine di errore del 10%
L'esame del sangue del test dei ricercatori svedesi si è rivelato erroneo solo nel 10% dei casi. L’accuratezza è stata massima nei pazienti che avevano già progredito verso la demenza ed era leggermente inferiore nei pazienti in uno stadio pre-demenza, chiamato deterioramento cognitivo lieve.
Il metodo di rilevamento ha dato un esito peggiore nello stadio più precoce della patologia, chiamato declino cognitivo soggettivo, quando i pazienti iniziano a percepire che la loro memoria sta perdendo colpi.
I pazienti anziani
Nello studio, i pazienti che si sono rivolti ai medici di base erano più anziani e avevano meno anni di istruzione rispetto a quelli che si sono rivolti agli specialisti della memoria. I pazienti delle cure primarie avevano anche maggiori probabilità di avere altre condizioni mediche, come il diabete e le malattie cardiovascolari. Gli esperti hanno affermato che è significativo che l'esame del sangue abbia funzionato bene nelle persone con queste condizioni, in particolare nei pazienti con malattie renali, che possono causare livelli elevati di ptau-217 che non sono collegati all'Alzheimer.
Secondo gli autori della ricerca c’è ancora un ostacolo da superare, quello di fare sì che le analisi del sangue possano essere facilmente integrate nei sistemi di laboratorio ospedalieri. La speranza è che il giorno che i medici di base potranno utilizzare questi test, questo aumenterà l’accesso allo screening.
Fonte della notizia: www.repubblica.it