Una malattia che è una piaga sociale, vista l'età media della popolazione italiana. Così l'attrice Elena Sofia Ricci definisce il morbo di Alzheimer, che fa da sfondo psicologico all'azione di Teresa Battaglia, la protagonista dei romanzi di Ilaria Tuti da cui è tratto 'Ninfa dormiente', il secondo film in tre puntate - dopo il precedente "Fiori sopra l'inferno" - girato in Friuli (con temperature sempre sotto zero) e in onda su Rai1.
L'Alzheimer porta alla cancellazione della propria memoria: ci sono circostanze e ricordi della sua vita che proprio non vorrebbe mai dimenticare?
Tutta la mia vita! Qualsiasi cosa mi sia accaduta in passato ha reso me quel che sono diventata oggi. Se proprio devo stilare una sorta di classifica, al primo posto non potrei non mettere la nascita delle mie figlie, la cosa più bella in assoluto.
Come definirebbe il suo personaggio?
Non è l'ennesimo commissario di polizia di una fiction tv: lei è ruvida, scontrosa, antipatica, con cicatrici sempre sanguinanti provocate dalle ferite dolorose di un passato che le devasta il presente, sempre in lotta contro i suoi demoni; il tutto unito alla sua sincerità totale, al suo essere sempre così diretta, che finisce per renderla persino simpatica.
Per quale caratteristica questo commissario di polizia è unico nel suo genere?
Direi per la sua capacità di "empatizzare" con gli assassini, con i serial killer, con le ferite che poi hanno portato queste persone a commettere delitti efferati. Naturalmente non li giustifica, ma le persone ferite, tra loro, si riconoscono. I mostri su cui indaga si aggiungono al 'mostro' che lei ha dentro e contro cui combatte, l'Alzheimer. Tutto ciò le dà la capacità straordinaria di saper vedere oltre l'apparenza. Devo confessare che sono affascinata dalla psichiatria e se non avessi fatto l'attrice avrei fatto la psichiatra. Ma ho fatto la paziente, con percorsi intrapresi e interrotti più volte
Cosa erediterebbe dal suo personaggio televisivo?
Questa figura mi ha insegnato davvero tanto. Diversi ruoli che ho interpretato e che inizialmente pensavo fossero del tutto lontani da me, in realtà ho poi scoperto che mi riguardavano da vicino e mentre li interpretavo sentivo che risuonavano nella mia anima note terribilmente familiari. Spesso attraverso il loro 'vissuto' io ho scoperto parti di me che erano nascoste, che io stessa temevo di scoprire.
Fonte della notizia: www.ilgazzettino.it