200 metri dalla casa di mio padre malato
Mi invitano ad un evento parrocchiale di sensibilizzazione sull'Alzheimer il tema è: "per non restare indifferenti". Credo che non esista il disinteresse del "non me ne importa assolutamente nulla", esiste l’impossibilità di potersene occupare perché presi da altri mille problemi, la mancanza del lavoro e di conseguenza, il quotidiano pensiero ed impegno nel cercare di dare vita dignitosa ai nostri cari. Mi chiedono di portare la mia testimonianza da familiare. Penso un po’ a cosa dire poi decido di raccontare la storia di un’altra familiare. Sabrina è una giovane donna di 30 anni quando viene a sapere della diagnosi di suo padre, contemporaneamente, le viene diagnosticato un carcinoma mammario duttale infiltrante (TUTTO ESTESO CHI SE LO PUO’ PIU’ DIMETICARE) e metastasi ossee. Deve accettare la sua e la malattia del papà. Per lei è l’inizio di LUNGHISSIMI (sei) anni di PESANTI cicli di chemioterapia. Malgrado questo Sabrina accudisce e pensa costantemente a lui. I 200 metri sono la spola fra lui e lei, sono i 200 metri che percorre il papà quando scappa, a qualunque ora del giorno e della notte, e fino a che riesce a ricordare che li, proprio a 200 metri, abita sua figlia. E’ la breve distanza che percorre la badante quando il papà è violento e cerca aiuto per contenerlo in quel preciso momento e non dopo 2 ore, in attesa che arrivi l’altra figlia. Lei c’è sempre. E’ presente per i giri burocratici, indennità d’accompagno, ausili e quant’altro. Soprattutto, lei, c’è AFFETTIVAMENTE. Mai, nemmeno per un attimo, ha mai fatto mancare il suo sostegno, il suo aiuto eppure aveva tutte le scusanti del mondo: convivere e combattere contro la sua malattia, il tumore. Lei ha volto il suo sguardo anche altrove, ha saputo accogliere e donare carezze a suo padre, gli ha regalato ciò che passa a chi può comprendere solo il linguaggio dei sensi, il linguaggio del corpo e delle emozioni che ci dona. Sabrina ha saputo condividere e supportare il dolore degli altri familiari, quando un padre non ti riconosce, in quel momento, è il lutto e se tua madre non c’è più prendi coscienza che la tua dimensione di figlia è conclusa. E’ l’unica cosa che riesce ad accettare di questa terribile malattia, dell’Alzheimer, il non ricordare nemmeno sua figlia. Questo è un pensiero invece a lei caro perché “se dovessi andarmene prima di lui, non se ne renderà conto e non soffrirà per la mia morte”. Racconto io la storia di Sabrina, lei se ne è andata 1 anno e mezzo fa, suo padre, nostro padre, se ne è andato 3 anni fa. La racconto come testimonianza di 200 metri che hanno unito e non separato un padre ed una figlia. Racconto come, ormai unica, testimone di 200 metri di uno spazio anche ora non vuoto ma colmo, pieno di dignità e amore.
Maria